Limbo, Saint Luka, Metaform, Kinetix: sono le più note identità attraverso le quali si è manifestato e si manifesta tutt’oggi lo spirito compositivo del noto musicista toscano Gianluca Becuzzi, underground leader nelle scene elettronico-avanguardistiche collegate in origine a soluzioni wave, ed in seguito all’harsh-industrial-punk, al power-noise nonchè, più generalmente, alla sperimentazione del concetto sonico artificiale interpretato in una moltitudine di ambiti, compreso questo specifico progetto giunto ora alla sua terza release su album: Noise Trade Company, probabilmente la creatura più aggressiva generata da questo talentuoso pioniere del suono. Tempo addietro ebbi l’opportunità di ascoltare e recensire il provocatorio “Just Consumers” edito nel 2010, un full-lenght pregno di disincantato, gelido realismo e riferitore di un concetto musicale tecnologicamente avanzato, per quanto essenziali fossero le sue procedure. Ancor prima, il debut “Crash Test One” del 2008, anno di fondazione della piattaforma, proponeva invece linee strategiche di orientamento electro-noise-punk-waver, con impliciti riferimenti ad icone quali Cabaret Voltaire e Sonic Youth, inizio di un tragitto creativo nel quale il protagonista si avvaleva della compartecipazione vocale di Chiara Migliorini, sostituita nel secondo album dalla altrettanto valida Elena De Angeli, elemento reperibile ancora oggi nella line-up assieme ad altri due illustri nomi da sempre attivi nell’organico ai quali sono affidate le laceranti sezioni chitarristiche: Fabio Orsi (treated guitar) e Paolo Cillerai (electric guitar). Il nuovo digipak-album “Post Post Post”, licenziato dalla label partenopea EK Product in combinazione con la texana Sigsaly Transmissions, riassume in quattordici tracce il tipico brand elettronico dei Noise Trade Company, disponendo in apertura “Unspeakable Zero” preannunciata da un acuminato prolungamento di noise e loops, nel cui sviluppo prende forma un ossuto basamento di programming vocalizzato freddamente da Gianluca e tempestato da violente distorsioni chitarristiche. Ritmiche asciutte, nevrotiche, minimali: questo è il classico schema electro-percussivo che fin dalle origini caratterizza le battute per minuto della band, modulo proposto anche nella successiva “Democratic Make Up”, elettrizzata da un’impura ed abrasiva siderurgia chitarristica che scortica i vocals da spot radiofonico replicati da Elena. “Total Slavery” espone nel suo breve minutaggio tutta la crudezza del post-punk tecnologico più radicale, esposto mediante incendiari strascichi di guitars che cauterizzano le rapide sequenze ritmiche soverchiate dai perentori proclami della vocalist, concedendo successivamente l’avanzata di “Saturday Night Dementia”, un’esangue electropunk-wave che rimanda in larga parte alle prime glorie dei Kirlian Camera, ovvero foreground vocale fitrato, gelidamente scandito e riflesso con identiche strofe dai backing-vox, in uno speculare gioco di liriche attraversato da drumming inflessibile, rumori torbidi ed incessanti sintetismi. E’ la volta di “What’s Your Size?”, remake dell’omonimo brano concepito dai DNA, band No-wave di culto eclissatasi nel 1982 con membri principali Arto Lindsay, Robin Crutchfield e Ikue Mori: la relativa reprise edificata dai Noise Trade Company dispone un drumming inaridito, meccanico, preposto a sillabare il tempo ad un caustico flusso di chitarre, programming e vocals alienanti, dettagli in anticipo sulla seguente schizofrenia electro-punker che vivacizza patologicamente “Compulsive Shopping Disorder” e le sue taglienti accelerazioni percussivo-chitarristiche mescolate a sedimenti vocali. Le micropulsazioni di accompagnamento estese nella ritmica relativa a “Life Is Toxic” registrano le identiche cadenze ascoltate in “Enola Gay” degli OMD, quì irrobustite da un’ipnotica drum-machine di sostegno attorno alla quale gravitano laviche emissioni di chitarra e le automazioni liriche scandite da Elena, ripetute roboticamente da Gianluca. Si ode ora “Love For Joke” rincorrere a perdifiato i dinamici minimal-beats, gli acidi accordi del synth e le destrutturazioni chitarristiche in sottofondo, particolari oltrepassati dalla frenesia punkeggiante di “These Catatohic Youth”, selvaggia e travolgente nella sua rapidità sequenziata, trafitta da aguzzi riff di guitars ed elaborazioni vocali. Un altro inno electro-punker dall’irrefrenabile incedere è offerto da “Play For The Enemy”, segmentata da improvvise e ripetute fratture che sezionano chirurgicamente l’ondata di guitar-sound, il synth e le nevrasteniche citazioni di Elena, mentre “I’m Allergic to Idiots” rilancia magnificamente fredde modulazioni minimal-wave dagli accenti dogmatici, con asprigne propagazioni tastieristiche, testi scanditi dalla vocalist con disciplina su drumming tambureggiante. “Conformity Kills” propende anch’essa per formulazioni elettroniche sovrastate da elettriche irruenze di chitarra, innestate a loro volta in ciclici pentagrammi canori rigorosamente cadenzati, quasi marziali. Gli ultimi due brani della track-list presentano dapprima le stizzose intonazioni vocali di Gianluca ed Elena in “Money As Religion”, dominate da trapananti intonazioni chitarristiche e batteria lesta, disseccata, per finire con la cupezza noise-industrial di “20 Persuasion JFG”, moderno rifacimento di una song dei Throbbing Gristle edita nel 1979, ora avvolta da rivoli di rumore tecnologico, atmosfere ossessive, una drum-machine gelidamente piatta e la tonalità vocale di Gianluca che sussurra un testo atrofico, totalmente privo di luce. Album che pone in evidenza lo spirito anticonvenzionale che anima la creatività del progetto nell’intento di offrire uno stile musicale incompromissibile, a tratti spietato, rivolto contro le innumerevoli storture che ammorbano l’odierno tessuto sociale. Album adatto a chi cerca un sound graffiante, un continuo stato di tensione chitarristica, in aggiunta ad essenzialità vocale sprigionante meri significati anticonsumistici e procedimenti elettronici allucinati. Ebbene: i Noise Trade Company sono tutto questo.